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Zum – Pà – Pà: il Valzer del Colloquio Motivazionale

Zum – Pà – Pà: il Valzer del Colloquio Motivazionale

Il Colloquio Motivazionale ci insegna ad usare le domande con parsimonia. Porre troppe domande rischia di farci cadere in una trappola della comunicazione: quella della “domanda – risposta”. Ma come si alternano le domande e le battute di ascolto riflessivo? Scoprite il valzer del colloquio motivazionale.

 

il valzer del colloquio motivazionale

 

Uno dei test di auto-valutazione che utilizzo nei miei corsi di formazione permette di valutare quali siano le trappole e i blocchi della comunicazione nei quali più frequentemente incappano i corsisti.

Oltre alla trappola dell’esperto della quale abbiamo già parlato, un’altra pericolosa trappola è quella della domanda – risposta: con l’idea di avere più elementi possibile per la sua “valutazione”, o la sua “diagnosi”, l’operatore si lancia in una raffica di domande, spesso chiuse, con il risultato di passivizzare la persona.

Il Colloquio Motivazionale ci esorta invece a scegliere delle strategie che attivino la persona, perché per aiutare una persona ad attuare un cambiamento comportamentale una buona guida cerchi di far emergere e di sostenere  le parti buone dei suoi clienti.

Troppe domande trasformano il colloquio in un interrogatorio e pongono il professionista in una posizione di dominanza sociale che allontana l’obiettivo del cambiamento e riduce il clima collaborativo ed empatico della relazione.

Quindi poche domande (meglio se aperte), tanto ascolto riflessivo e tanti riassunti.

Bill Miller dice:

“Il ritmo è un po’ quello del valzer: zum – pà – pà: Zum = domanda aperta, Pà Pà = ascolti riflessivi.”

◼ I tuoi colloqui sono una danza o una lotta? (domanda chiusa)

◼ Quali sono i segnali che ti fanno capire che il colloquio è una danza? (domanda aperta)

Quale di queste due domande ti è più utile?

Valerio Quercia
valerioquercia@libero.it

È Assistente Sociale Specialista, formatore e membro della rete mondiale dei formatori al colloquio motivazionale (MINT - Motivational interviewing Network of Trainer). Della sua attività di formatore dice: "Il colloquio motivazionale mi ha permesso di tradurre nella pratica tutte le idee che mi avevano condotto alla decisione di diventare assistente sociale. E’ stato come un colpo di fulmine. La parte più bella del mio lavoro di formatore è quando vedo quello stesso fulmine colpire i miei corsisti."